Il comprensorio di competenza del Consorzio di Bonifica Ovest, situato a metà strada tra le coste adriatica e tirrenica, coincide sostanzialmente con la demarcazione territoriale della Marsica, in provincia di L'Aquila, ed assume uníestensione territoriale di 148.036 ettari ricadenti, per massima parte, nel bacino idrografico del fiume Liri.
Sotto il profilo dell'attività svolta dal Consorzio i territori di maggiore interesse operativo sono costituiti dalla Piana del Fucino, dai Piani Palentini e dal comprensorio irriguo di Pescina, i quali, come d'altronde definito con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale d'Abruzzo n.179 del 30.4.1998, costituiscono i territori sottoposti a contribuzione consortile.
Il territorio del Fucino è costituito essenzialmente dalla fertile conca lacuale dell'omonimo lago prosciugato alla fine del XIX secolo, dell'estensione di circa 14.000 ettari completamente pianeggianti e altitudine media di 670 metri s.l.m., attualmente utilizzata a fini agricoli, con presenza di importanti insediamenti industriali.
Immediatamente limitrofi alla piana del Fucino risultano i Piani Palentini, dell'estensione di circa 6.000 ettari e quote altimetriche mediamente superiori di 40-45 metri a quelle del Fucino, che notizie storiche vogliono anch'essi in epoca remota interessati dalla presenza di acque lacuali.
Il comprensorio irriguo di Pescina risulta anch'esso contiguo alla Piana fucense, estendentesi per una superficie di circa 1.200 ettari sulle prime alture delimitanti la Piana, e caratterizzato dalla presenza di una rete di distribuzione irrigua in pressione che utilizza le acque derivate dal fiume Giovenco.
La bonifica del Fucino risulta sostanzialmente diversa da tutte le altre esistenti nel territorio nazionale, trattandosi di un territorio completamente intercluso da elevate catene montuose senza emissario naturale.
Il bacino imbrifero ha una superficie di circa 852 kmq e forma pressochè ellittica, con asse maggiore di lunghezza pari a circa 42 km orientato in direzione NW-SE, ed asse minore che misura circa 25 km.
Sotto il punto di vista climatologico il bacino è interessato da un clima di tipo sub-litoraneo-appenninico, caratterizzato da precipitazioni medie annue di circa 936 mm, con massimi nei periodi di novembre-dicembre e minimi nei mesi estivi.
Le acque confluenti nella Piana del Fucino, provenienti dalle catene montuose che racchiudono il bacino, raggiungono notevole volume, con portate spesso intorno ai 100 mc/sec e con portata massima, riscontrata dai bonificatori del Principe Torlonia, di 131 mc/sec, nonostante la natura calcarea della zona montuosa.
Il prosciugamento del lago Fucino, concepito in epoca romana da Giulio Cesare, fu parzialmente trasformato in realtà dall'imperatore Claudio mediante la realizzazione di un canale emissario in galleria, della lunghezza di 5653 m e sezione media di circa 10 mq, per il deflusso delle acque lacuali nella contigua valle del fiume Liri.
Dopo secoli di inefficienza dell'emissario di Claudio, la vicenda storica di questa opera, sviluppatasi nel tempo coinvolgendo imperatori romani, regnanti, potenti, studiosi e tecnici illustri, trova soluzione definitiva verso la metà del secolo scorso, quando il Principe Torlonia, rilevando l'intera società appositamente costituita in Napoli sotto l'egida del regno borbonico, dette inizio ai lavori affidandoli a tecnici francesi altamente qualificati (Montricher, Bermont, Brisse), affiancati da una nutrita schiera di prestigiosi idraulici italiani.
Per impulso del Principe Alessandro Torlonia l'emissario di Claudio fu ricostruito nel secolo scorso, utilizzando parte dell'antico tracciato romano, che presentava chiare deficienze strutturali, e gran parte dei cunicoli e pozzi esistenti.
Nella realizzazione della nuova opera, per il cui progetto fu presa a base la piena di 131 mc/sec riscontrata nell'anno 1872, furono abbassate le quote della galleria all'imbocco e allo sbocco rispetto all'epoca romana, la lunghezza fu portata a 6301 m, la sezione a mq 19,60 in modo di far defluire, con le pendenze realizzate, la portata massima di circa 50 mc/sec.
La bonifica fu completata da:
- un canale collettore principale, con origine all'Incile e termine a 8 km di distanza (loc. "Ottomila"), di portata pari a quella dell'emissario;
- due canali perimetrali intercettatori delle acque alte affluenti verso l'ex alveo, detti allaccianti settentrionale e meridionale, che scaricavano le loro acque in località Ottomila a monte di un ponte-chiusa costruito sul collettore principale;
- l'inalveamento del fiume Giovenco, che immetteva la sua portata a monte del predetto ponte-chiusa di Ottomila;
- un canale collettore del bacinetto, prolungamento del collettore principale a monte del ponte-chiusa, per una lunghezza di m 3.600;;
- la previsione di una cassa di espansione nella intera estensione del bacinetto.
Con lo schema realizzato le acque erano fatte affluire nel bacinetto e da qui immesse nel collettore principale fino a raggiungere la portata di progetto dello stesso.
L'eccedenza era trattenuta nel bacinetto stesso, dal quale era fatta scolare a gravità appena lo stato del collettore principale lo consentiva.
I lavori principali furono inoltre completati con la costruzione di due canali esterni al bacinetto, detti rispettivamente cintarella settentrionale e meridionale, e con la realizzazione di una rete di fossi secondari, distinti con i numeri da 1 a 49, posti a 1 km l'uno dall'altro, attestati ai canali allaccianti e sfocianti nel collettore principale nel tratto dall'Incile ad Ottomila, o sfocianti nelle due cintarelle o nei fossi n.7 e n.45.
Alcuni anni dopo l'avvenuto prosciugamento si verificarono alcune circostanze che contrastarono gravemente le previsioni di progetto, modificando i risultati della bonifica:
- un forte costipamento del terreno prosciugato, causa di più ampi e frequenti allagamenti;
- la portata effettiva dell'emissario risulta di 40 mc/sec invece dei previsti 50 mc/sec;
- la messa a coltura del bacinetto, che determina líeliminazione della cassa di espansione.
Tali eventi indussero i tecnici a realizzare modifiche dello schema idraulico, consistenti in: costruzione di due canali controcollettori, contigui al collettore principale e nello stesso sfocianti in località prossima all'Incile.
I due nuovi canali, ricevendo le acque dei fossi numerali prima sfocianti nel collettore principale, erano finalizzati ad alleggerire le portate defluenti in quest'ultimo e ridurre la cadente necessaria allo scolo del bacinetto; costruzione di un modesto impianto idrovoro per espellere dal bacinetto le acque zenitali interne.
Ferma restando la portata massima di deflusso dell'emissario, tolta la cassa di espansione, le acque di esubero dovettero riversarsi sui terreni più bassi e non difesi del bacino lacustre, aumentando considerevolmente la superficie di esondazione esterna al bacinetto.
Nel 1942 la piana fucense fu inoltre dotata di un secondo emissario in galleria, della sezione di 11 mq e portata di 20 mc/sec, utilizzato anche ad uso idroelettrico. Attualmente la portata dei due emissari, sommati assieme, risulta pari a circa 60 mc/sec.
In attuazione della legge di riforma fondiaria (1951) le terre risultanti dal prosciugamento erano espropriate ai Torlonia e, suddivise in circa 8.500 quote, assegnate ai coltivatori diretti.
Nello stesso tempo il territorio del Fucino e le funzioni di gestione delle bonifica erano affidate all'Ente di riforma agraria Maremma tosco-laziale e Fucino, appositamente costituito, sostituito nel 1954 dall'Ente per la valorizzazione del Fucino.
Contemporaneamente al riordino fondiario fu avviato l'adeguamento della sistemazione idraulica del Fucino per eliminare gli allagamenti incontrollati che si verificavano con notevole frequenza.
Tale dannosa situazione era dovuta al fatto che le acque provenienti da tre diversi orizzonti altimetrici non erano separate ma si convogliavano nello stesso canale; si verificava perciò frequentemente il caso che le quote di piena del collettore erano più elevatedi quelle relative a porzioni di superficie da drenare.
Da quì la necessità di immettere le acque di questi terreni nel collettore centrale mediante un impianto di sollevamento e di separare le acque medie dalle alte.
Il bacino lacustre del Fucino fu quindi suddiviso nelle tre zone altimetriche dei terreni alti (3.800 Ha), terreni medi (7.500 Ha) e terreni bassi (2.680 Ha).
Furono pertanto eseguite opere di revisione del sistema della bonifica fucense che, rispettando la canalizzazione esistente e nell'impossibilità di aumentare la portata degli emissari per non aggravare il regime idraulico del fiume Liri, prevedevano:
- la separazione delle acque alte, medie e basse a seconda che potessero scolare a gravità, scolare a gravità solo per determinati stati d'acqua nei canali delle acque alte, o mai scolare per gravità;
- la revisione della rete di canalizzazione, tenendo conto degli afflussi massimi ricalcolati per ciascuno dei suoi elementi;
- la sistemazione dei vari corsi d'acqua esterni all'alveo e il potenziamento dei fossi numerali 7 e 45, allo scopo di immettere in punti più vicini all'emissario le portate di piena degli affluenti esterni, determinandone uno sfalsamento dei colmi;
- la costruzione di due nuovi canali separatori, settentrionale e meridionale, al fine di raccogliere le acque interne al bacino lacustre e separarle dalle medie, rendendo possibile scolare i terreni medi convogliandone le acque nei due canali controcollettori;
- la costruzione di un impianto idrovoro della portata di circa 10 mc/sec a servizio delle acque basse del bacinetto, che devono sempre essere sollevate, e della parte delle acque medie affluenti nei periodi di piena.
La realizzazione dei suddetti interventi ha determinato una maggiore efficienza del sistema di bonifica, riducendo il numero e l'entità delle esondazioni.
Tali benefici effetti sono stati però in parte vanificati dalla mancata realizzazione della cassa di espansione all'interno del bacinetto, originariamente prevista ma non più realizzata per líopposizione degli agricoltori proprietari dei terreni interessati, e per il restringimento della sezione del canale collettore centrale determinato dal ripetersi di franamenti e scoscendimenti delle sponde.
Mentre a tale ultimo problema si è posto rimedio mediante il consolidamento strutturale delle sponde stesse, la realizzazione della cassa di espansione appare di difficile soluzione, sopratutto oggi, per motivi sociali legati alla conseguente scomparsa di una considerevole superficie ad elevata fertilità e redditività.
La considerazione del particolare clima del territorio, caratterizzato da un notevole afflusso meteorico nel periodo autunnale-primaverile e scarso afflusso nel periodo estivo, unitamente alle mutate esigenze irrigue legate alla progressiva evoluzione delle colture agricole e, quindi, la necessità di soddisfare la domanda irrigua nel periodo estivo e, per contro, laminare le piene autunnali-primaverili, inducono attualmente ad orientarsi verso la previsione di invasi di accumulo di acqua in quota, anche modesti, che possano assommare alla funzione di cassa di espansione, accumulando le acque di piena invernale, la possibilità di sfruttamento per fini irrigui dell'acqua accumulata in quota mediante reti irrigue in pressione e, eventualmente, il possibile recupero di energia idroelettrica in fase di svaso.
Successivamente all'Ente per la valorizzazione del Fucino le funzioni di gestione del territorio fucense furono assunte dall'Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo (E.R.S.A.), oggi trasformato in Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo (A.R.S.S.A.).
Con L.R. 10.3.1983 n.11 è stato costituito il Consorzio di Bonifica del Fucino, con il compito di subentrare all'allora E.R.S.A. nella gestione e manutenzione delle opere idrauliche e stradali del Fucino.
In virtù di tali disposizioni è stato avviato il graduale trasferimento di competenze, a tuttoggi non ancora completato, mantenendo tuttora l'Ente regionale la gestione della canalizzazione principale della bonifica fucense.
Con provvedimenti regionali emanati in esecuzione della L.R. 7.6.1996 n.36 di riordino dei Consorzi di Bonifica, è stato soppresso il Consorzio di Bonifica del Fucino ed, in sua vece, costituito il Consorzio di Bonifica Ovest - Bacino Liri/Garigliano, che opera su un comprensorio consortile di circa 148.036 ettari, di cui il territorio del Fucino costituisce la realtà preminente sotto il profilo della produttività e redditività agricola.